VOLEVO CREARE MOSTRI.

Sono cresciuta a Firenze lungo un percorso non lineare. Quello che mi piace fare l'ho scoperto attraverso ispirazioni, interconnessioni con belle persone creative, con le quali potevo solo mettermi in gioco.

Quando mi sono trasferita a Bologna mi sono iscritta all'Accademia, indirizzo scultura: volevo creare mostri e mi sono messa a farlo, specialmente usando materiali di recupero.

Ma tipo quali?
Ti giuro, tipo veramente qualunque cosa. Nel corso di quell'anno però mi sono accorta che in scultura non davo del mio meglio, il mio meglio lo davo in due dimensioni. Così l'anno successivo sono passata a grafica d'arte, che di fatto sarebbe incisione, e pian piano si sono aperte strade… anche grazie a Bologna, così piena di stimoli, di realtà interessantissime. Adesso faccio soprattutto grafica e serigrafia, più un po' di animazione e videomaking.

Che mi dici della tua arte in generale?

Sicuramente cerca di essere funk. Hai presente il funk, no? Dietro al funk c'è tanto impegno, ma anche un non prendersi troppo sul serio, il funk è strano ma anche simpatico, è cringe ma anche effervescente. 

Ti direi anche un'altra cosa: a me piace chiamarla arte dell'abietto. La mia bio di instagram dice "il marcio che unisce", niente di più, niente di meno. L'abietto, il perdere parti di sé, è una cosa che ci accomuna tutti. Io, tu, la Regina Elisabetta, tutti cachiamo. Tutti pisciamo e sputiamo. E per me questa è una base importantissima, perché ci mette tutti sullo stesso livello. Del resto "il buon gusto è la morte dell'arte": lo diceva David Lachapelle, il regista di Bad Taste, citando a sua volta Truman Capote. In generale il lavoro artistico deve essere un impegno in cui buttarsi a capofitto, e al contempo un relax che aiuta a concentrarsi.

Una cosa che ti sei divertita tantissimo a fare?

Quando frequentavo ancora l'Accademia io e Max avevamo allestito un piccolo laboratorio al Mercato sonato, per il quale abbiamo realizzato un intero set di scenografie serigrafate per Il Barbiere di Siviglia, che davano al teatro Duse di Bologna.

Una roba grossa, un calvario, ma veramente divertente. In generale mi piace moltissimo supportare il progetto di un amico o un collega che ha bisogno di un mio contributo, è bello intervenire sul lavoro degli altri. Così come è bello quando io ho bisogno di loro. Si collabora, si fa balotta, si chiacchiera… questa dovrebbe essere l'identità di tutti i laboratori.

Il periodo storico che ha prodotto l'arte migliore?

Tutto quello che va dal Suprematismo russo alla Bauhaus. Stanno troppo avanti anche adesso. Là dietro c'è un linguaggio semiotico completamente inedito che non è mai scaduto, ancora incredibilmente comprensibile.
Se ti devo citare un artista, sicuramente il top è László Moholy-Nagy, che è stato soprattutto grafico, uno dei primi a studiare il linguaggio visivo in modo davvero completo e con un approccio sperimentale.
Lui aveva un vero metodo, una conoscenza completa del mezzo che utilizzava. Come tutti i grandi spartiacque, quelli dopo di lui hanno dovuto fare i conti con lui: se oggi guardi Tiger e Ikea, ci trovi ancora influenze sue palesi.

Un altro genio è Lucio Fontana: quello che tu vedi è il raggiungimento della forma assoluta, il vuoto, nelle due dimensioni della pittura. Sono rimasta emozionatissima a una mostra sulle avanguardie italiane degli anni Sessanta: in una sala c'era una sua lastra di rame, mastodontica, sbranata da tutte le parti.
L'ho vista e ho pensato: Sì, qua dentro ha perfettamente senso. Sicuramente l'allestimento è fondamentale e fece la sua parte, ma al di là di questo, ci sono quelle opere che ti vogliono semplicemente far star male e tu questo male devi essere pronto ad accettarlo, come quando metti su un film horror.
In chi osserva l'arte, specialmente quella meno immediata, ci deve essere una base di interesse ma anche di umiltà. E prima che giudichevoli, dobbiamo essere curiosi.

Seppellisci una scatola che ritroveranno nel futuro. Cosa ci metti dentro?

Una Costituzione italiana e accanto il mio sputo (non vorrei essere fraintesa, per me sono "oggetti" significativi che ci accomunano). Ah, anche il libro La vita è bella, che è una raccolta di pensieri di Trotsky… forse lo idealizzo un po' troppo, ma secondo me spacca.
E ci metto anche un album di Flying Lotus che si chiama duality: lo ha pubblicato sotto pseudonimo di captan murphy e poi lo ha anche rinnegato. Quel maledetto.

In che essere vivente ti reincarneresti?

Una blatta, per avere la meglio una volta ogni tanto.
In alternativa un piccione.
Vuoi mettere decidere su quale testa cacare?

Cosa realizzeresti con tempo e mezzi illimitati?

Un fiume a Bologna. [ma Liz, ce ne sono già diversi…] Sì, voglio dire proprio in mezzo. E un bel bosco in Piazza Maggiore.

Chiudi gli occhi. Cosa stai disegnando?

Penombra. C'è un insetto, una sorta di cervo volante. Passeggia. Fa il suo.
Arriva un macchinario per fare radiografie a protesi biomediche in 3D, e il cervo volante ci cammina in mezzo.
Lui è una macchina della natura, lei è progettata dall'uomo, ha una funzione ma non vita propria. Quello che hanno in comune è che sono due meccanismi stupendi anche se diversi e incongruenti.

Dai, chiudiamo con un po' di cinema. Che mi consigli?

Cronenberg, Carpenter, Romero perché è sociopolitico, David Lynch: ogni volta che vedo la scena finale di Eraserhead mi viene da piangere. Poi c'è anche Duncan Jones, figlio di Bowie: Moon è micidiale.


Per le animazioni invece ti direi Jonatan Nkondo, me lo ha fatto conoscere Max. Ma nessuno di questi ha niente a che vedere col mio regista preferito che è Sergio Leone, soprattuto ne Il buono, il brutto e il cattivo.


Ah! Dimenticavo District Nine di Neill Blomkamp, che è un'allegoria fantascientifica dell'apartheid. 

IL BUONGUSTO È LA MORTE DELL'ARTE.

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