Massimo Vagliviello
ILLUSTRATORE, ANIMATORE, TIPOGRAFO
MI SONO CHIESTO: È POSSIBILE ANIMARE UNA STAMPA?
Non sono un artista purosangue, quella vena si è aperta coi suoi tempi. Finito il liceo classico mi chiedevo, Cosa potrei imparare da zero adesso?
Mi sono buttato su un corso di pittura e illustrazione, poi in Accademia, indirizzo grafica d'arte: che si trattasse di incisione l'ho scoperto a inizio lezioni. L'ultimo anno ho partecipato a un altro corso di animazione, e mi è piaciuto così tanto che ho proposto al mio relatore di tesi un progetto misto: incidevo i frame, poi li animavo. Per l'occasione mi sono costruito in casa una multiplane camera, come quella che usava la Disney per far scorrere realisticamente diversi piani di profondità, e ho sperimentato tecniche come la cut animation, fatta solo con ritagli di carta, come nei titoli di testa di Catch me if you can.
Quando sono entrato a lavorare in tipografia ho approfondito il mondo della stampa, che mi ha innescato l'idea del progetto Brecciolino. Parallelamente ho continuato a sperimentare l'animazione in 2D, con tutta la sua vocazione narrativa, e qualche progetto di motion graphic, con tutta la sua vocazione informativa.
Sei una delle menti creatrici di Brecciolino: dicci di più sulla sua nascita.
Beh, l'innesco è stato il chiedermi, È possibile animare una stampa? La Realtà Aumentata si prestava perfettamente a trasformare lo statico in dinamico, prendere la carta o il tessuto ed estenderli in qualcosa di più. Nel frattempo Simone rifletteva da tempo su quale potesse essere il concept di una linea di T-Shirt. Ci siamo casualmente incontrati un capodanno e abbiamo confrontato le nostre idee: il giorno dopo eravamo già al lavoro, tentando i primi test su una confezione di aspirina.
Hai già disegnato un paio di magliette. Come le hai concepite?
Nei miei soggetti la stampa è integrata nel loop dell'animazione, è un oggetto scenico che non viene coperto dall''animazione, ma la ospita e la asseconda in un rapporto quasi simbiotico: in questo modo la staticità è qualcosa che si sviluppa, si evolve in una metamorfosi, senza perdersi.
Che opere ti sei divertito di più a realizzare in assoluto?
Beh, che domande… le magliette di Brecciolino.
Puoi salvare dall'apocalisse una sola corrente artistica. Quale scegli?
Le litografie, le incisioni su pietra utilizzate negli anni '30-'50 per la pubblicità, la propaganda politica, le illustrazioni in riviste, le locandine, i manifesti.
Puoi passare una settimana in studio con qualcuno. Da chi vai?
Il mio mito attuale è l'animatore Jonathan DJob Nkondo, un mostro del disegno sequenziale che lavora fotogramma per fotogramma: i suoi corti hanno trame tanto semplici quanto avvincenti. Se in animazione chiamiamo key-frame quei punti saldi del movimento da cui non puoi prescindere, la magia e la prova del talento di Nkondo stanno in quello che riesce ad inventarsi tra un key-frame e l'altro.
I LEOCORNI
Chiudi gli occhi. Hai un muro bianco, un grosso pennello e cinque minuti di tempo.
Cosa schizzi?
Un gesture drawing, uno di quei bozzetti tecnici che esprimono un movimento, una posa, e lasciano il mistero sul soggetto.
Se ho più tempo però aggiungo dettagli: ora è un lanciatore di giavellotto, con un grosso collare ondulato come quelli del Settecento. È vestito di rosso e di blu, e in testa ha una piuma.
IL LUPO MANGIAFRUTTA
Perché l'arte è così importante? Perché fai arte tu personalmente?
Perché non bisogna prendersi sempre troppo sul serio: l'arte fa cessare per un attimo il nostro dialogo interiore, quello in cui si accumulano e si incagliano i problemi della vita.
Spostare per un po' l'attenzione su altro, su nuove sfide concrete, tecniche, narrative, concettuali, questo è qualcosa che aiuta anche a risolvere i problemi più grandi.
L’ARTE FA CESSARE PER UN ATTIMO IL NOSTRO DIALOGO INTERIORE.
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